Il concetto di allenamento funzionale oggigiorno è molto inflazionato ed è diventato ormai una costante nel mondo del fitness.

Il termine “funzionale” ovviamente fa riferimento a qualcosa che “serve a uno scopo”, o meglio ancora che è “adatto a qualcosa”.

Ecco allora perché, quando si parla di allenamento funzionale, ci si riferisce ad esempio al programma che un allenatore riserva al suo atleta per fargli raggiungere un obiettivo prefissato.

In linea generale invece non si dovrebbe parlare di puro e semplice allenamento, bensì di un recupero e di una gestione migliore della gestualità, caratteristica fondamentale che sta alla base della vita stessa e del quotidiano.

Infatti la gestualità presuppone e disciplina il movimento, ed è proprio per questo che un corretto allenamento funzionale debba prima di tutto EDUCARE A MUOVERSI.

I primi insegnamenti dell’allenamento funzionale sono incentrati sulle esecuzioni di gesti comuni, a volte banali, ma che sono propedeutici all’allenamento vero e proprio che ne scaturirà.

L’importante è andare per gradi, dal momento che sarebbe quantomeno inopportuno pensare di portare a termine una corsa di 30 km senza prima aver raggiunto una buona condizione fisica.

Lo stesso con un corso di step: prima di frequentarlo, è necessario prima di tutto conoscere tutti i segreti della postura ed essere in grado di eseguirla alla perfezione, per poi fare in modo corretto i passi base.

A questo punto è bene ricordare il ruolo e la rilevanza delle capacità motorie di base che stanno alla base del movimento, che vengono suddivise in capacità condizionali e capacità coordinative.

Le capacità condizionali comprendono i concetti di forza, velocità, mobilità articolare e resistenza.

Invece le capacità coordinative si interessano dell’equilibrio, del ritmo, della differenziazione, della reazione e dell’orientamento.

Ognuno di noi è in grado di sviluppare delle abilità, in base ovviamente alle nostre caratteristiche fisiche e attitudinali.

Queste abilità derivano da particolari schemi motori che rappresentano la motricità umana, grazie ai quali siamo ad esempio in grado di correre, rotolare, saltare, afferrare, lanciare o colpire qualcosa.

Ormai entrate a pieno diritto nella didattica e integrate al meglio con l’atto pratico, queste abilità motorie sono alla base di ogni attività fisica.

In linea di massima, un esercizio cosiddetto funzionale necessita di 3 requisiti fondamentali: deve essere multiarticolare, multiplanare e alla costante ricerca dell’equilibrio.

È importante inoltre anche arrivare a contestualizzare il movimento, dato che la più grande differenza tra un atleta professionista e uno alle prime armi è proprio l’aspetto coordinativo del gesto.

Infatti bisogna capire che a creare il movimento non è il muscolo, che invece è solo il mero esecutore di un gesto ordinato e gestito dal sistema nervoso, che ha facoltà di ripetere anche all’infinito quel movimento.

Anche in ambito riabilitativo, prima di recuperare la forza muscolare dopo un infortunio, è prima necessario rinforzare il muscolo e rieducarlo a una gestualità che per il momento è stata compromessa.

Solo dopo questo step, il muscolo può essere di nuovo contestualizzato all’ambito sportivo riprendendo normalmente la sua attività fisica.

In definitiva, l’allenamento altro non è che l’attuazione di metodologie diverse finalizzate al raggiungimento di una prestazione ottimale o considerata decente in base agli obiettivi di partenza.

Un allenamento funzionale quindi è considerato un processo graduale incentrato su una crescita costante, seguendo i principi che stanno alla base di una buona preparazione.

Questi principi sono rappresentati da una scelta ponderata della tipologia di esercizio e dalla conseguente gestione di carico e recupero, allo scopo di ottenere quegli obiettivi desiderati e concordati con l’istruttore, senza incappare in fastidiosi infortuni.