Gli ultrasuoni vengono utilizzati come terapia strumentale a scopo riabilitativo.

Tale dispositivo utilizza vibrazioni con frequenze superiori a 20 kHz per generare stimoli meccanici, termici o antalgici.

Il fascio ultrasonico della testina provoca delle variazioni di pressione che, in base alla modalità, al dosaggio e alla durata dell’applicazione, producono effetti di vario tipo.

Gli stimoli percepiti a livello dei tessuti risultano indolori, anche se possono causare incrementi della temperatura cutanea o stimolare la microcircolazione.

Il fascio degli ultrasuoni è in grado di raggiungere una profondità che varia da 2 a 5 centrimetri, proprio per avere la possibilità di modificare il target di trattamento.

Le applicazioni possono essere di natura pulsante, continua, a testina mobile o a immersione (in modo da sfruttare al meglio le proprietà conduttrici dell’acqua).

Raramente gli ultrasuoni vengono utilizzati come unica metodologia di trattamento, ma si preferisce associarli ad altri tipi di terapia riabilitativa (Hilterapia, Tecarterpia, trattamento con onde d’urto o terapie manuali  e fisioterapiche).

Le vibrazioni acustiche a livello tessutale provocate dagli ultrasuoni sono capaci di apportare benefici anche in presenza di patologie quali calcificazioni, aderenze, cicatrici e lesioni muscolari.

La pratica degli ultrasuoni inoltre può essere indicata in presenza di patologie come epicondiliti, fasciti plantari o in presenza di quadri artrosici e condropatici.

In caso di miocardiopatie non devono essere applicati nelle zone del corpo vicino al cuore, mentre viene fortemente sconsigliata la loro applicazione in prossimità del midollo osseo e nelle zone adiacenti agli organi sessuali.

Nei bambini in fase di crescita e nei soggetti anziani con un livello di artrosi già in stato avanzato è meglio evitare questa pratica.

Devono evitare di utilizzare di questa metodica terapeutica anche le persone affette da tumori o da tromboflebiti.