La cura dell’alluce rigido, ovvero la patologia degenerativa che comporta una progressiva riduzione della mobilità del primo dito e dà difficoltà di deambulazione e problemi a svolgere anche attività semplici, quali l’indossare le scarpe, prevede varie possibilità di trattamento, a seconda dei differenti casi e della loro gravità. Si va così dal trattamento conservativo all’intervento chirurgico, necessario nei casi più gravi e in quelli in cui ci sia la volontà o la necessità di risolvere definitivamente il problema.
Riguardo alla diagnosi, il primo passo è un esame fisico del piede, così da poter valutare i problemi di mobilità a livello della prima articolazione metatarso-falangea. Già in questa prima fase, potrebbe essere evidente il limitato (se non nullo) spazio di movimento dell’alluce. In diversi casi, a quest’esame potrebbe essere affiancato anche una radiografia, più che per una conferma, perché questa fornirà maggiori dati per una diagnosi più completa e per un trattamento più mirato.
Una volta conclusa questa fase e verificati i sintomi e lo stadio della patologia, sarà possibile scegliere la strada giusta, sempre partendo dal presupposto che l’obiettivo finale che muoverà ogni scelta sarà quello di diminuire il processo infiammatorio e degenerativo collegati a questa patologia. Come detto, la prima soluzione è quella di tipo conservativo, con un trattamento finalizzato a restituire una maggiore mobilità articolare e la possibilità di camminare in maniera corretta e senza dolore.
Nei casi più lievi, sarà generalmente sufficiente ricorrere a farmaci antinfiammatori locali, tipo creme, anche se questi chiaramente daranno soltanto un sollievo di breve durata. La fisioterapia, con appositi esercizi di stratching, può essere una tipologia più efficace, soprattutto se affiancata a soluzioni con macchinari appositi. Anche indossare calzature adeguate (più larghe e comode e con accorgimenti particolari, tipo plantari su misura) può dare un buon aiuto al raggiungimento del nostro scopo.
Come già accennato, però, non sempre il trattamento conservativo è sufficiente e quindi, nei casi più gravi, sarà necessario intervenire chirurgicamente, con il medico che nella fase di diagnosi avrà raccolto gli elementi necessari per la scelta della soluzione chirurgica più adeguata, con interventi che a seconda dello stadio potranno essere mininvasivi oppure di tipo tradizionale.
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